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lunedì 10 dicembre 2012

Sul corpo di Cucchi "c'è sangue dappertutto".

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Sul corpo di Cucchi "c'è sangue dappertutto"
Ilaria Cucchi
Le parole scritte nero su bianco dalla sorella Ilaria: "Ora non si potrà più negare che abbia subito un feroce pestaggio"
 
Dopo una breve pausa, passata in giro per l'europa, oggi ritorno.
In realtà, avrei voluto intervenire con i miei articoli tantissime altre volte, ma ho deciso di ripartire da qui.
In primo luogo perchè del caso Cucchi mi sono occupato tante altre volte, e in secondo luogo perchè FORSE, finalmente si scorge un piccolo bagliore in fondo al tunnel della giustizia, che in Italia, sembra essere infinito.
 
Riporto di seguito l'articolo della sorella di Stefano Cucchi, pubblicato su Huffington Post Italia:
 
Milano. Sant'Ambrogio.
La città è deserta per la festa del patrono. Io e mio padre siamo qui in piedi all'Istituto di medicina legale mentre professori consulenti e periti osservano al microscopio il corpo di mio fratello.

E' la riunione dove si esaminano i prelievi effettuati sulla colonna vertebrale di Stefano. L'ultima prima della perizia che verrà consegnata il prossimo 12 dicembre, in vista dell'udienza in Corte di Assise nell'aula bunker di Rebibbia che sarà celebrata il prossimo 19 dicembre. L'atmosfera è tesa.

Vedo le espressioni soddisfatte dei miei consulenti e percepisco l'imbarazzo di altri.

Stefano Cucchi
"C'è sangue dappertutto", dicono i miei consulenti, alcuni annuiscono, altri tacciono.

Le ossa della colonna vertebrale di mio fratello sono piene di sangue, il quale invade anche il canale midollare. Ora non si potrà più negare che abbia subito un feroce pestaggio. l3, l5, s4 sono sigle che vogliono dire fratture, che vogliono dire dolore, che vogliono dire sofferenza, che vogliono dire morte.

Io lo vedo mio fratello in quelle condizioni, e osservo mio padre di fianco a me col cappotto, con le mani in tasca e lo sguardo basso perso nel vuoto.

Uno dei miei consulenti polemicamente si rivolge a qualcuno e dice: "l5 non è una frattura da bara, vero professore?". "Non è una frattura da bara, vero professore?", ripete più volte. Il professore è in imbarazzo, ha lo sguardo basso e ammette : "E' vero, non lo è".

Ora, se si vuol dare la colpa soltanto ai medici per quanto è successo al Pertini, sostenendo che le botte non c'entrano, bisogna affermare che se Stefano si fosse ricoverato per sbaglio il 17 ottobre stendendosi da solo su quel letto, sarebbe morto comunque e nello stesso modo.

Oppure occorre sostenere che un malato defedato, in pessime condizioni di salute, puó essere indifferente a traumi e fratture alla colonna vertebrale che gli vengano procurati prima della sua morte.

Siamo qui io e mio padre e il pensiero è unico. Quanta fatica ci chiede lo Stato per dover dimostrare ciò che è ovvio per tutti.

domenica 16 settembre 2012

Giappone: usciremo dal nucleare entro il 2030

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Fukushima: esplosione della centrale

Il Giappone si appresta a chiudere i suoi reattori nucleari nell'arco di circa 30 anni, optando per un forte cambiamento strategico dopo il disastro della crisi atomica di Fukushima del 2011. Lo prevedono le nuove linee energetiche nazionali approvate oggi dal governo presieduto dal premier Yoshohiko Noda.

Il Giappone, terzo Paese al mondo con il maggior numero di reattori (50, senza i quattro distrutti della centrale colpita dal sisma/tsunami dell'11 marzo 2011) si aggiunge – pur se c’è ancora un lungo percorso a ostacoli da completare – alla lista di Stati che hanno optato per scelte drastiche, come la Germania, che ha deciso di spegnere le sue 17 unità entro il 2022, e la Svizzera, che si propone di eliminare i 5 reattori entro il 2034.
Nucleare, il Giappone annuncia l'uscita entro il 2030. "Nuovo inizio"

Il premier Yoshohiko Noda ha annunciato le nuove linee energetiche nazionali approvate dal governo che contengono un forte cambiamento strategico dopo il disastro della crisi atomica di Fukushima del 2011. Intanto il presidente francese Hollande ha fatto sapere che chiuderà la centrale di Fessenheim


"Il governo attuerà tutte le misure possibili per portare la produzione nucleare a zero negli anni 2030", secondo il documento sugli sviluppi del piano energetico nazionale messo a punto dopo la peggiore crisi nucleare da Cernobyl del 1986. A tal proposito, ci sono tre principi da seguire: nessun nuovo reattore da costruire, decommissionamento di quelli con più di 40 anni di vita, riavvio delle unità che hanno superato i giudizi sulla sicurezza da parte dell’Authority di settore.

Prima della crisi di Fukushima, il Giappone genera il 30% del proprio fabbisogno elettrico dal nucleare, con l'obiettivo di superare il 50% entro il 2030. La percezione popolare diffusa, dopo la crisi, è decisamente cambiata verso il nucleare, tanto che il movimento anti-atomo è in netta crescita a livello nazionale.

Partecipando mercoledì a un dibattito sulle elezioni per la nuova leadership del partito Democratico, Noda ha riconosciuto, in merito a una domanda sul futuro del nucleare, che "la gente si sta muovendo verso l'abbandono non solo sotto il profilo emotivo, ma anche sotto quello pratico", accettando un migliore uso dell’elettricità e preparandosi a bollette più care.

Intanto il presidente francese Francois Hollande ha annunciato la chiusura della centrale nucleare di Fessenheim, al confine con la Germania, nel 2016. "La centrale di Fessenheim la più vecchia del nostro parco, sarà chiusa alla fine del 2016 in condizioni che garantiranno la sicurezza dei rifornimenti di questa regione, la riconversione del sito e la conservazione di tutti i posti di lavoro", ha detto Hollande durante una conferenza sull'ambiente. La centrale di Fessenheim, in Alsazia, è entrata in funzione nel 1978.



FONTE: Il Fatto Quotidiano

martedì 19 giugno 2012

Censura sul web, aumentano le richieste a Google

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Nel secondo semestre del 2011, il motore di ricerca ha ricevuto 1.007 domande. Anche dai governi occidentali.

Fin ora il primato delle richieste di censura sul web riguardava la Cina, che continua a promuovere leggi sul controllo della Rete. Ma un nuovo allarme viene lanciato da Google, che denuncia migliaia di richieste derivanti da molti governi occidenatali. Il fenomeno, dice Cupertino riguarda spesso "democrazie occidentali non tipicamente associate con la censura".

Nel rapporto del secondo semestre del 2011, il motore di ricerca più celebre del mondo dice di aver ricevuto ben 1.007 richieste riguardanti YouTube e lo stesso Google, che ha soddisfatto in totale il 54% delle deomande, dalle quali sono escluse Cina e Iran. Proprio il Paese della grande muraglia poche settimane fa aveva annunciato un nuovo giro di vite per gli utenti della Rete.

La misura riguardava l'anonimato sul web, che il governo di Pechino ha formalmente vietato, costringendo le aziende a registrare ogni internauta con i propri veri dati ananagrafici, forzandole a rassicurare le autorità il rispetto della norma, che si chiama "tenuta in una bozza di aggiornamento di un documento governativo chiamato "Metodi per la governance del sistema informativo Internet". Il provvedimento è stato anche esteso a forum e blog.


FONTE: Globalist.it

mercoledì 13 giugno 2012

H.A.A.R.P.

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Estratto dalla RELAZIONE sull'ambiente, la sicurezza e la politica estera Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa dell' Unione Europea 14 gennaio 1999, A4-0005/99.

Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione "Sicurezza e disarmo" del Parlamento europeo tenne un'audizione in cui si parlò anche di HAARP. Benché invitati, i rappresentanti della NATO e degli USA preferirono non partecipare. La commissione deplora che gli USA non abbiano inviato nessuno all’udizione e non abbiano approfittato dell’occasione per commentare il materiale presentato(24)...


H.A.A.R.P.
HAARP, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza (High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto congiuntamente dall’aeronautica e dalla marina militare americane e dall'istituto di geofisica dell'Università dell'Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, probabilmente in Antartide, ma anche nell'ex Unione Sovietica(25). HAARP è un progetto di ricerca in cui, attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera(26). L’enegia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
Lo HAARP può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le proprietà elettriche dell'atmosferasi diventa in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L'energia può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico.

Il progetto consente anche di migliorare le comunicazioni con i sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un'altra applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità (con un'apposita tomografia a effetto penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l'orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un'altra delle applicazioni del sistema HAARP. Ciò consente di individuare gli oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.

A partire dagli anni '50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen(27) per sondare gli effetti delle esplosioni atomiche ad un’ltezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord.
Con questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen. Il campo magnetico terrestre può essere distrutto in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. Secondo scienziati americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il sistema HAARP può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. Esso può anche influenzare tutto l'ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica.

Un'ulteriore seria conseguenza del sistema HAARP sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Si spera che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia protettiva della ionosfera.

A causa delle sue notevoli ripercussioni sull'ambiente, HAARP è una questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. HAARP è un progetto quasi totalmente sconosciuto all'opinione pubblica, ed è importante aumentare la consapevolezza di quest'ultima in proposito.

HAARP è il proseguimento di cinquant'anni di ricerca spaziale intensiva di chiaro stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle "guerre stellari" per il controllo delle fasce più alte dell'atmosfera e delle comunicazioni. Tale ricerca va considerata seriamente nociva per l'ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze di HAARP. La cultura della segretezza nell'ambito della ricerca militare dev'essere combattuta. E' necessario promuovere il diritto alla trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca militari, come pure il controllo parlamentare.

Tutta una serie di atti normativi internazionali ("Convenzione sul divieto dell'utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell'ambiente", "The Antarctic Treaty", "Trattato recante princìpi per il comportamento degli Stati nell'esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e gli altri corpi celesti" e la Convenzione dell'ONU sulle leggi del mare) fanno risultare HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico. Il trattato sull'Antartide prevede che l'Antartide possa essere utilizzata unicamente a scopi pacifici(28). Ciò potrebbe anche significare che HAARP rappresenta una violazione del diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di armamenti devono essere valutate da organismi internazionali indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a proteggere l'ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra.
Per il Bene Comune


(24) Il presente paragrafo si basa sulle informazioni emerse nel corso dell'audizione.

(25) Dr. Nick Begich, oratore all'audizione.

(26) Nella ionosfera si trovano enormi campi magnetici protettivi denominati fasce di Van Allen, i quali intercettano particelle cariche (protoni, elettroni e particelle alfa).

(27) Nel 1958 la U.S. Navy fece esplodere tre bombe dotate di materiale nucleare fissile a un'altezza di 480 km sopra l'Atlantico meridionale. Test concepito dal Ministero della difesa degli Stati Uniti e dalla Commissione per l’energia atomica con il nome in codice "Progetto Argus". Fonte: dr. Rosalie Bertell.

venerdì 8 giugno 2012

Europei 2012? No, grazie.

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boicotta EURO_2012
Finchè non li avranno uccisi tutti non si fermeranno.

Parlo dei cani e gatti ucraini che stanno subendo una vera e propria mattanza per “ripulire” il Paese in vista degli Europei di calcio 2012; l’Ucraina per dare una buona immagine di se ha deciso di eliminare i randagi.

L’Ucraina come la Germania di Hitler

L’Ucraina ha pensato bene, visto che sarà sotto i riflettori delle tv di tutta Europa poichè accoglie un rilevante evento sportivo, che il randagismo non sarebbe stato un bel biglietto da visita, così le autorità hanno dato ordine di “eliminare il problema” e fare pulizia.Come Hitler nella Germania nazista l’Ucraina ha messo in atto una vera e propria “soluzione finale”: sterminare tutti i randagi, che non sono poche decine, ma migliaia e migliaia, in tutti i modi possibili e il più in fretta possibile.Invece di pensare ad una soluzione che risolvesse il problema alla radice, magari creando dei ricoveri per randagi, si è deciso di percorrere la strada più facile e meno costosa: spietati killer assoldati dall’autorità Ucraina uccidono cani, gatti, piccioni con bastonate, massacrandoli, sparando loro, avvelenandoli; una volta morti i poveri animali vengono gettati nei cassonetti della spazzatura, sottolineando il valore che queste bestie immonde, che compiono tali massacri, danno alla vita.Sono state proposte, da numerose associazioni animaliste, soluzioni alternative all’uccisione degli animali, come ad esempio la sterilizzazione di massa; nonostante le proteste, nonostante le manifestazioni contrarie, nonostante si sia fatto tutto il possibili le uccisioni continuano nelle principali città dell’Ucraina, Kiev in testa.

Europei 2012

Anche se non è stato il mandante o l’esecutore di tali crimini, il calcio si è sporcato di sangue rendendosi complice di tali atrocità: l’UEFA sapeva cosa stava accadendo ma non è intervenuta a fermare il massacro.Molti si sono chiesti con quale  criteri vengano scelte le nazioni  che ospitano gli eventi sportivi, sostenendo che sicuramente un Paese incivile, violento e criminale come l’Ucraina non meriti di essere teatro di nessun evento sportivo; se l’UEFA permette che ciò accada molte persone boicotteranno l’evento.Non si può in nome di un gioco uccidere 30 mila vite innocenti,  non si può sporcare di sangue un pallone che guarderanno anche i bambini e far finta di niente; io non ci sto, e mi unisco al coro delle proteste.

Le testimonianze

La vicenda, che inizialmente non era trapela fuori dei confini ucraini, è balzata alle cronache mondiali grazie ad un fotografo italiano, attivista animalista, che risiede a Kiev da due anni, Andrea Cisternino, che con il suo obiettivo ha documentato quello che stava accadendo.“I randagi vengono sterminati soprattutto di notte, quando nessuno vede e nessuno può intervenire in difesa di quei poveri animali. Che vengono uccisi in modi orribili: quando va bene con un colpo di fucile alla testa, che li fa morire sul colpo. Ma più spesso la morte arriva fra atroci sofferenze, dopo avere ingerito carne avvelenata con topicida e arsenico o, come è accaduto in un caso accertato, per asfissia, dopo essere stati interrati ancora vivi, appena narcotizzati, in una fossa nel terreno, poi ricoperta di cemento”.Si è arrivati addirittura a dare alle fiamme un rifugio in cui i volontari  ricoveravano i randagi “Le autorità ufficialmente negano un loro coinvolgimento e parlano di politiche di contenimento mediante ricoveri in rifugi e sterilizzazioni. Ma gli stanziamenti annunciati per le campagne di controllo delle nascite e per la costruzione dei canili non sono mai arrivati alle associazioni che si occupano degli animali di strada. Oppure sono arrivati in forma assolutamente insufficiente” racconta Andrea Cisternino.La giustificazione, assurda a mio avviso, del Governo Ucraino, è che i randagi disturberebbero i turisti che Euro2012 porteranno.Il fotoreporter racconta che l’uccisione dei randagi va avanti da oltre 20 anni in Ucraina, ma che il fenomeno si è accentuato nel 2010, con l’avvicinarsi degli Europei “A Kiev risultavano 12 mila randagi per le strade. Ora non se ne vedono praticamente più. E la stessa cosa è avvenuta a Leopoli, un’altra delle città dove si giocheranno le partite”.Ed infatti è proprio nelle città di  Kiev,  Leopoli,  Donetsk,  Dniproptrovsk, tutte città che ospiteranno partite degli Europei che si è consumato il massacro.

Boicottaggio degli Europei 2012

La campagna web di boicottaggio di Euro2012 è iniziata già da diversi mesi, una campagna di accusa contro L’UEFA che è rimasta in silenzio di fronte al massacro per il business che ormai il calcio comporta.Ed è proprio nei Paesi dove la sensibilizzazione nei confronti del calcio è maggiore che dovrebbe esserci una maggior protesta, Italia in primis, che di calcio si nutre.Il calcio, un mero sport affaristico, inquinato da scandali e affari sporchi, ora è stato sporcato anche di sangue dalla bestialità umana.Il Governo di una Nazione che ospita il secondo evento di calcio più importante al mondo, non può contravvenire al principio più importante dello sport: la vita.In questo modo, vigliaccamente, snatura lo sport stesso da quello che dovrebbe essere.Il pallone insanguinato rotolerà sull’erba degli stadi, non sarà fermato, di questo ne abbiamo certezza tutti; ma nessuno obbliga i tifosi a guardare quei campi da calcio che invece che di erba son coperti da rosso sangue.Se si deve giocare, visto che Euro2012 inizia domani sera, che almeno le squadre indossino al braccio una fascia nera in segno di lutto per rispetto a tutte le vittime che questo evento sportivo ha provocato.


FONTE: Investire Oggi News

giovedì 7 giugno 2012

Sisma in Emilia: aziende fanno firmare liberatorie in caso di crolli.

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"Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività, libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile".
E’ il testo di una lettera che i dipendenti di Forme Physique Srl, azienda del settore moda-abbigliamento di Carpi, si sono visti recapitare il 4 giugno, a pochi giorni dal terremoto che ha provocato danni a molte imprese della Bassa modenese.
Secondo Cgil Emilia-Romagna questo è solo uno dei casi che vengono segnalati in queste ore, dopo l’ordinanza firmata dal capo della protezione civile del 2 giugno che attribuisce al titolare di un’impresa, in quanto responsabile della sicurezza, l’obbligo di acquisire la certificazione di agibilità sismica dei capannoni. "Il dramma nel dramma, stiamo ricevendo segnalazioni su alcune aziende che cercano di bypassare l’ordinanza del dipartimento della protezione civile, facendo firmare ai lavoratori liberatorie individuali sulla responsabilità civile e penale nel caso di danni provocati dal terremoto – ha spiegato Antonio Mattioli di Cgil Emilia-Romagna – Non ci sono aggettivi per giudicare un atteggiamento del genere se non quelli della irresponsabilità e dell’indecenza".
Si contano ormai 638 scosse dall’inizio della sequenza sismica che dal 20 maggio scorso sta percorrendo la regione, delle quali 13 di magnitudo pari o superiore a 4. L’ultima, domenica 3 giugno alle 21:21. Nell’insieme, sono 24 le persone che hanno perso la vita e oltre 350 i feriti; quasi un milione gli abitanti coinvolti nei comuni prossimi all’epicentro, oltre 77.000 le imprese industriali e artigianali, a cui si aggiungono 14.000 imprese agricole.A fare il bilancio è Paola Gazzolo, assessore regionale alla Sicurezza territoriale, protezione civile, Difesa del suolo e della costa, che oggi ha fatto all’assemblea legislativa un aggiornamento sulla situazione nei territori investiti dalle scosse di terremoto, dopo la prima comunicazione effettuata dal presidente della giunta, Vasco Errani, nella seduta del 23 maggio. Sono almeno 4.500 persone, un terzo dei quali volontari, e 1.150 vigili del fuoco impegnate nei soccorsi ai terremotati. Ci sono 15.574 posti letto disponibili, di cui 12.180 occupati (9.265 nei campi di accoglienza, poco più di duemila in strutture coperte, altri negli alberghi dopo la convenzione stipulata fra Regione e associazioni di categoria). Le scosse telluriche hanno provocato danni considerevoli alle strutture sanitarie: sono stati evacuati gli ospedali di Mirandola, Carpi, Finale Emilia, Bondeno e numerose residenze per anziani. Quasi 270 le scuole totalmente o parzialmente inagibili (le verifiche sono tuttora in corso).
“Ora – ha spiegato Gazzolo – il nostro primo obiettivo è censire con chiarezza l’entità dei danni su tutto il patrimonio edilizio, pubblico e privato, sugli stabilimenti produttivi, sulle scuole, sul patrimonio culturale e artistico. Per poter definire da un lato chi può e chi non può rientrare, e dall’altro per strutturare tutta la strategia successiva per la ricostruzione e il ritorno alla normalità. Vogliamo farlo nel rispetto di alcuni principi che per questa regione sono fondamentali: sicurezza, legalità, trasparenza, efficienza e rapidità. Ma, anche, con un pieno e reale coinvolgimento degli enti locali grazie a una governance adeguata, che sarà garantita dalla costituzione di uno specifico comitato istituzionale nel quale troveranno rappresentanza tutti i comuni e le province coinvolti dal sisma”.

martedì 5 giugno 2012

FIAT. L'art.19 investe la Corte Costituzionale.

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L'esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat arriva in Corte Costituzionale. Era nell'aria, visto che diversi tribunali avevano emesso sentenze opposte tra loro. Ma ora il giudice Carla Ponterio, del tribunale del lavoro di Modena, ha sollevato l'eccezione di costituzionalità nei confronti dell'art. 19 dello Statuto dei lavoratori, modificato con referendum nel '95, che riconosce il diritto di rappresentanza e attività sindacale sul posto di lavoro ai sindacati firmatari di contratto. È il punto su cui ha fatto leva la Fiat per stipulare un "contratto aziendale" ricalcato integralmente sul "modello Pomigliano", uscendo anche da Confindustria per non esser costretta a rispettare il contratto nazionale dei metalmeccanici. La Fiom non firma, la Fiom è fuori. E ha fatto ricorso in ogni tribunale territoriale in cui sia presente uno stabilimento del gruppo.
La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi su un quesito giuridicamente molto intrigante. Il giudice di Modena, infatti, riconosce che la ratio dell'art. 19 è chiaramente quella di favorire i "sindacati maggiormente rappresentivi"; tanto è vero che i numerosi ricorsi dei sindacati di base erano stati bocciati dalla Corte. Ma proprio questo è il punto: venti anni fa la "maggiore rappresentatività" poteva essere individuata nell'atto di firmare un contratto perché non esistevano allora "contratti separati"; ma solo firmati congiuntamente da Cgil, Cisl e Uil. Oggi, nel caso della Fiom Cgil, avviene il contrario: il sindacato maggiormente rappresentativo, dopo aver regolarmente partecipato ai tavoli di trattativa, decide liberamente di non firmare un accordo considerato dannoso. Ma questo non può tradursi in una "diminuzione" della sua capacità di rappresentare i lavoratori. Nemmeno la Fiat, infatti, contesta alla Fiom di essere molto rappresentativa.
In altre parole, la "stipula del contratto collettivo applicato nell'unità produttiva" non può più essere il "prisma esclusivo" per individuare la "maggiore rappresentività"; l'art. 19, oggi, assume dunque "un significato incompatibile con il dato costituzionale". Ovvero con la libertà sindacale. "Nell'attuale condizione di rottura dell'unità sindacale - dice la sentenza - il criterio selettivo di cui all'art. 19, imperniato sul dato formale della sottoscrizione del contratto e sganciato da qualsiasi raccordo con la misura del consenso dei rappresentati, mostra tutti i suoi limiti di ragionevolezza e miopia". Non c'è mai stata in Italia una legge che regoli la "rappresentanza sindacale", anche per scelta miope della stessa Cgil. Questa vicenda mostra che è assolutamente urgente. pena l'esplosione delle relazioni industriali.


FONTE: il Manifesto

Why London's Police Just Set a Horrifying Precedent on Mobile Privacy.

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London's Metropolitan Police recently started using machines that allow law enforcement to tap into any mobile device and download call registers, photographs, videos, SMS, email and even social networking data in under 20 minutes. Even more shocking, the information they collect will remain in the police's possession long after the suspect is released, even if no charges are filed.

A machine of this sort sounds like something that would have been found in the dank depths of some palace in Tripoli after the downfall of Gaddafi, not in a British police station.

The Explosive Growth of Our Personal Data

The amount of data many of us are carrying around in our pockets every day is incredible - and growing. Even the most basic feature phones contain information about who we know, who we call and what we're texting to each other. For smartphone owners, the trove of data is exponentially more massive.

"The problem is that allowing the police to peruse all this data based on nothing more than their belief whether a phone was used for criminal activity provides no safeguards or limitations," says Hanni Fakhoury, an attorney at the Electronic Frontier Foundation. "It's overkill for the police to search an entire phone on nothing more than a suspicion that the suspect used a phone to find out where an accomplice was waiting for him."

The notion that people have a right to not have their belongings searched without a very good reason is considered so critical in democratic societies that the U.S. legal system won't even accept evidence if it was obtained in violation of this principle. The exclusionary rule, as it's called, has resulted in otherwise legitimate murder convictions being thrown out. That's how important this idea is.

Legitimate Goals, Troubling Implications
Surely, one might argue, this technology will only be used in legitimate criminal inquiries, where it undoubtedly may yield important information that can help solve cases. That's how both the product and the policy are being marketed to the public. And while there's some merit to that argument, it does little to assuage the concerns raised by the practice.

The contents of a murder suspect's smartphone may very well reveal details that could help secure a much-deserved conviction, but this isn't just for alleged killers. It's for everyone. That's troubling enough for everyday arrestees who happen to be innocent. It's even more disturbing for political activists.

What isn't clear is when and how this tactic would be used. What if somebody is arrested for, let's say, blocking traffic? That's one of the charges that was brought against Occupy Wall Street protestors who marched across the Brooklyn Bridge last October. The government later subpoenaed Twitter for data about some of those protestors, a request that ultimately turned out to be fruitless.

Putting aside the issue of whether this would withstand constitutional scrutiny in the U.S., imagine if the New York Police Department had deployed machines like the kind that will soon be used in London. Suddenly, we'd have a situation in which the government has access to a mountain of personal data about political activists and dissidents, the vast majority of which would have no relevance to whatever charges may be brought against them.

A similar scenario could unfold in London soon as well. This summer, the city will host the 2012 Summer Olympics, an event which has traditionally invited political demonstrations by a variety of groups.

"With the Olympics coming to London, it wouldn’t surprise us to see the police use this broad authority to detain protesters for the sole purpose of examining a phone and learning more about other political protests and activities," says Fakhoury, "and ultimately chilling free speech."


FONTE: http://www.readwriteweb.com

sabato 2 giugno 2012

Salviamo i cani di Green Hill: 30 giugno 2012 Corteo Nazionale a Montichiari.

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Il luogo è ancora da definire, ma sabato 30 giugno 2012 si terrà a Montichiari intorno alle 15.30 una manifestazione nazionale per la chiusura di Green Hill, contro la vivisezione, lo specismo e la liberazione animale. Cerchiamo, anche con la condivisone di questo articolo, di chiamare a manifestare tanta più gente possibile, per dare voce a chi voce non ha. GRAZIE!

- Matteo Naldi -



Raccogliamo la voce di tutte quelle persone che hanno espresso la loro contrarietà alla vivisezione e che vorrebbero la chiusura del lager Green Hill, di tutte quelle persone che da anni lottano per la liberazione animale e di coloro che, grazie a questa campagna, sono venuti a conoscenza dei segreti insanguinati delle lobby della vivisezione. Moltissimi in Italia hanno preso coscienza di questo aspetto dello sfruttamento animale, per anni tenuto nascosto nel buio dei laboratori e nel gelo delle gabbie degli allevamenti.

Abbiamo creato un percorso, una lotta, con contenuti chiari: vogliamo la chiusura di Green Hill e vogliamo la fine della vivisezione. Ma non ci fermiamo qui. Vogliamo incrinare il muro dello specismo, farlo crollare, dando voce a chi ancora oggi è prigioniero e vittima della cupidigia umana, che alleva, rinchiude, sfrutta e uccide animali in base alla soddisfazione di quelli che sono i suoi capricci. All’inizio di questa campagna, nata nell’aprile 2010, volevamo fermare Green Hill, bloccare l’ampliamento delle sue strutture. Ma la voglia di
cambiamento che ha portato sempre più individui ad avvicinarsi a questa lotta non si è fermata con questo primo risultato: come un onda in piena a più battute la voce di milioni di persone si è fatta sentire, gridando con forza contro Green Hill, gridando per la libertà di quei cani detenuti a Montichiari, così come di tutti gli altri animali rinchiusi dietro le sbarre di metallo degli allevamenti e dei laboratori. Un onda che si nutre della voglia di libertà per tutti, umani e non umani, e che questa libertà è riuscita a donarla, con un meraviglioso gesto, ad alcuni dei 2700 prigionieri del lager Green Hill.

Nel frattempo anche le istituzioni hanno dovuto fare i conti con la voce del popolo, con quel grido che sorge dal basso, che vuole e pretende giustizia. In Senato si sta lavorando ad un emendamento, in recepimento di una direttiva europea, che potrebbe finalmente chiudere Green Hill e portare un pur piccolo ma sostanziale cambiamento in materia di vivisezione, un cambiamento che ci auspichiamo sia l’apripista per quello che è il nostro obiettivo ultimo: la liberazione animale.

Ci auguriamo di essere alle ultime battute: la commissione sta terminando i suoi lavori e presto sapremo se la voce della stragrande maggioranza dei cittadini sia stata ascoltata: sapremo se Green Hill dovrà chiudere i battenti e se le lobby della vivisezione subiranno una grande, importante sconfitta, oppure se gli interessi che da sempre muovono queste persone hanno ancora una volta avuto la meglio su quella che è l’espressione popolare.
Ancora una volta vi chiamiamo ad esprimere a gran voce la vostra opposizione alla vivisezione e la volontà di vedere i lager come Green Hill chiusi.

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SABATO 30 GIUGNO
CORTEO NAZIONALE CONTRO GREEN HILL E LA VIVISEZIONE
MONTICHIARI (BRESCIA)
Ritrovo ore 15.30 – Luogo da confermare


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PULLMAN: per permettere il coordinamento dell’organizzazione degli spostamenti e della mobilitazione abbiamo creato questa casella email: montichiari30giugno@gmail.com

Quando verranno organizzati pullman saranno pubblicati sul sito e sulla nostra pagina facebook e mandati in newsletter. Chi vuole aiutarci in tal senso ci contatti a: montichiari30giugno@gmail.com.

- Presto metteremo anche a disposizione del materiale da scaricare e stampare che potrete diffondere per aiutarci nella promozione di questo importante evento.

PAGINA SITO:
http://www.fermaregreenhill.net/wp/corteo-nazionale-a-montichiari

PAGINA FACEBOOK:
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venerdì 1 giugno 2012

Cacciare Equitalia si può! Ecco la lista dei comuni italiani che lo hanno fatto.

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E' tutto vero! Cacciare Equitalia è possibile, e allo stesso tempo permetterebbe ai cittadini di avere un po' di respiro sui pagamenti, che potrebbero essere concordati in modi UMANI e FATTIBILI senza spedire loro cartelle esattoriali con interessi, penali e spese di notifica criminali.


Prima di pubblicare l'articolo in questione vorrei fare un breve ma significativo appello.

Se vogliamo cacciare Equitalia dalle nostre città e fare in modo che il concetto scritto qualche righe sopra diventi realtà, invito Liste civiche, comitati e associazioni di tutta Italia ad assumere iniziative in questa direzione: FATE PRESSIONE SUI VOSTRI COMUNI - ANCHE ORGANIZZANDO PETIZIONI O MANIFESTAZIONI - affinchè chiudano Equitalia!!!

Oristano, Sassuolo, Sorso, Bari, Valle di Cadore, Calalzo, Morazzone, San Donà di Piave, Zanica, Merate, Thiene, Ottana.

Cosa hanno in comune queste località?
Si sono liberate in anticipo dalle catene di Equitalia. Sono diventate libere, umane, efficienti.Dal primo gennaio 2013 la legge 201/2011 prevede che i Comuni gestiscano da soli l'attività di riscossione. Perché aspettare? Non c'è una sola buona ragione per affidarsi a Equitalia. Il comune di Oristano ne è la dimostrazione. La gestione diretta dei tributi ha portato sia risparmi sui costi di 150,000 euro (Il Comune che riscuote in proprio i suoi tributi non deve pagare l'aggio a Equitalia), sia un aumento del gettito di 650.000 euro. Meno costi, più ricavi. Non solo, anche più liquidità in cassa. "Risorse immediatamente disponibili a differenza di quanto avveniva con la gestione Equitalia quando la liquidazione delle somme avveniva entro i due anni successivi all'emissione del ruolo'', da una nota del Comune di Oristano. Di fronte a questi dati la domanda è allora: "A cosa è servita Equitalia in questi anni? A cosa è servito un intermediario che si è frapposto tra i cittadini e gli enti? All'aumento dei tassi di interesse? Al pignoramento delle case? Alla lentezza amministrativa?"Oristano è un esempio, ma non il solo, dell'inutilità del ricorso a Equitalia per l'ente che gli affida la riscossione dei tributi. Se cittadini e Comuni non traggono benefici da Equitalia perché continuare e, soprattutto, di chi è stata questa brillante idea di disintermediare i pagamenti a un ente terzo? A che pro? Il Comune non è un ente impersonale, è sul territorio, conosce spesso il contribuente e le sue difficoltà. Può in caso di necessità di una famiglia indigente posporre, dilazionare, cancellare un pagamento. Si chiama umanità. I Comuni dovrebbero accelerare l'uscita da Equitalia già nel 2012 e predisporsi per il gennaio 2013.
Equitalia in quanto tale non è responsabile, è un bersaglio. I responsabili sono coloro che l'hanno istituita.






G8 e le violenze a Bolzaneto: "lo Stato e gli imputati risarciranno le vittime".

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La prescrizione non sospende i risarcimenti alle vittime.
La Cassazione è chiarissima: gli imputati per le "torture" avvenute a Bolzaneto nel 2001 dovranno farsi carico di 10 milioni di euro, spese legali comprese, anche se il 5 marzo 2010 i giudici di appello avevano dichiarato prescritti i reati contestati alla maggior parte degli imputati. Su un totale di 44, tra poliziotti, carabinieri, guardie carcerarie e sanitari penitenziari, solo 7 vennero condannati in sede penale. Ma a Genova fu stabilito che tutti dovevano risarcire chi aveva subito violenze, 150 persone che aspettano da sette anni.
A pagare dovranno essere i 44 più i ministeri dell'Interno, della Difesa e della Giustizia. Nelle prossime settimane la Suprema corte si pronuncerà sulle sentenze per le violenze alla scuola Diaz e quella contro i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio sebbene molti di loro fossero stati dentro il corteo regolarmente autorizzato che fu attaccato dai carabinieri fino a causare l'omicidio di Carlo Giuliani poi archiviato.

Carlo Giuliani
Nonostante le sentenze abbiano chiarito che si trattò della furia illegittima e con armi improprie da parte dei carabinieri (tant'è che la resistenza dei manifestanti è stata considerata legittima difesa) non esiste nemmeno un fascicolo a Palazzo di giustizia su quegli abusi da parte degli "uomini in blu". E probabilmente non verrà aperto mai.




FONTE: Globalist.it

domenica 27 maggio 2012

E' finalmente morto Klaas Faber, il 3° criminale nazista più ricercato.

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Klaas Faber
Germania. Si è spento uno dei più spietati criminali di guerra nazisti, Klaas Faber.
Faber era tra i tre principali ricercati sulla lista del centro Simon Wiesenthal. Nel 1947 fu condannato a morte in Olanda per il coinvolgimento in 22 omicidi, in seguito ad un ricorso però la sua pena fu commutata in ergastolo.Nel 1952 riuscì a scappare in Germania dove ha vissuto in libertà fino alla sua morte, avvenuta nell’ospedale di Ingolstadt all’età di 90 anni. Più volte infatti l’Olanda ha cercato di ottenere la sua estradizione ma le autorità tedesche hanno sempre “protetto” l’uomo all’interno dei propri confini.Faber si arruolò come volontario nelle SS dopo essere stato guardia del corpo personale del leader nazista Anton Mussert.Ha prestato servizio nell’unità "Silbertanne”, un gruppo composto da 15 uomini incaricato di compiere rappresaglie, e nel campo di transito di Westerbook, dal quale passarono migliaia di olandesi tra cui la piccola Anna Frank e nel quale si macchiò di sei omicidi.Era inoltre membro del Sonderkommando Feldmeijer, squadra responsabile di alcuni attentati nei confronti di eminenti cittadini olandesi.
Faber non ha mai pagato per il male che ha fatto. Dopo la guerra si è sposato ed ha condotto una vita più che dignitosa lavorando come impiegato per la casa automobilistica “Audi” fino al pensionamento.Il “trattamento speciale” riservatogli dal governo tedesco, che ha ripetutamente fatto fallire ogni richiesta di giustizia da parte dell’Olanda, rappresenta una profonda ferita nell’orgoglio del paese.

sabato 26 maggio 2012

La storia di Placido Rizzotto.

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Placido Rizzotto
A sessantaquattro anni dall'omicidio si sono svolti qualche giorno fa i funerali di stato di Placido Rizzotto. Con questo articolo vorrei rendere omaggio ad un' uomo, un sindacalista e per certi versi un eroe d'altri tempi. Penso che tutti noi dovremmo prendere esempio da Rizzotto per il coraggio e la voglia di legalità nel combattere questa terribile piaga che affligge l' Italia: la mafia.
-Matteo Naldi

Nato nel gennaio del 1914 a Corleone, figlio di Giovanna Moschitta e Carmelo Rizzotto, Placido era il primo di sette figli. Rimase orfano quando era ancora bambino, e subito dopo l'arresto ingiustificato (perchè falso) del padre per associazione mafiosa, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi della famiglia. Durante la seconda Guerra Mondiale prestò servizio presso il "Regio Esercito", ma dopo l'armistizio dell' 8 settembre si unì ai partigiani della "Brigata Garibaldi" come socialista.
Al termine della guerra rientrò a Corleone e fu insignito della carica di presidente dell' A.N.P.I. di Palermo e quello di segretario della Camera del lavoro di Corleone. Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL.
Venne rapito nella serata del 10 marzo 1948, mentre andava da alcuni compagni di partito, e ucciso dalla mafia per il suo impegno a favore del movimento contadino per l'occupazione delle terre. Mentre veniva assassinato, il pastorello Giuseppe Letizia assistette al suo omicidio di nascosto e vide in faccia gli assassini e per questo venne ucciso con un'iniezione letale fattagli dal boss e dottore Michele Navarra, il mandante del delitto di Placido Rizzotto.
Le indagini sull'omicidio furono condotte dall'allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista ma non il corpo, che era stato gettato da Liggio nelle foibe di Rocca Busambra, nei pressi di Corleone. Criscione e Collura, insieme a Liggio che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.
Il 9 marzo 2012 l'esame del DNA, comparato con quello estratto dal padre Carmelo Rizzotto, morto da tempo e riesumato per questo scopo, ha confermato che i resti trovati il 7 settembre 2009 presso le foibe di Rocca Busambra a Corleone appartengono a Placido.
Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei Ministri ha deciso i Funerali di Stato per Placido Rizzotto, svolti a Corleone il 24 maggio 2012 alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

sabato 19 maggio 2012

Il bluff della tariffa bioraria. Ora l'energia di sera costa di più.

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Concentrare i consumi di elettricità dalle 19 in poi permette di risparmiare meno dell’1% rispetto alle ore diurne. La causa è una distorsione in atto nel mercato energetico, dovuta forse a una guerra dei prezzi tra rinnovabili e fonti tradizionali. Su cui l’Authority ha annunciato un’indagine. Aspettare il tramonto per accendere la lavatrice o il ferro da stiro non conviene più. La tariffa bioraria dell’energia elettrica, introdotta nel 2010 per favorire il risparmio grazie a prezzi vantaggiosi nelle ore serali, non è più a buon mercato come prima. Anzi: a volte usare la corrente dalle 19 in poi costa di più rispetto alla fascia diurna F1, orario di punta con i maggiori consumi (nei giorni feriali dalle 8 alle 19).
A svelare il perché è un’inchiesta del Salvagente: s’ipotizza che la causa sia l’avvento sul mercato energetico delle rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in testa. L’energia che giunge nelle nostre case ha una provenienza mista: arriva dalle centrali elettriche, ma anche da pannelli solari e pale eoliche. Le fonti pulite, nelle ore del giorno in cui vanno a pieno regime, hanno la precedenza sulle altre, e così riducono l’attivazione delle centrali tradizionali, che entrano in azione solo in orari periferici. Ne deriva una guerra dei prezzi, in cui i produttori di energia tradizionale cercano di rifarsi dei mancati guadagni diurni alzando le tariffe di sera. Interpellata dalle associazioni dei consumatori l’Authority dell’energia elettrica e del gas rassicura: «La bioraria conviene ancora: c’è stato un avvicinamento, non un’inversione tra le fasce orarie. Ma stiamo pensando di rivedere il sistema per renderlo ‘più flessibile’».

Il meccanismo sfasato. Secondo il Salvagente, l’utente attento che concentra il 70% dei propri consumi elettrici nelle fasce serali ora risparmia circa 4,80 euro, pari a solo l’1% in meno in bolletta. Un risparmio irrisorio, che ha il sapore di una beffa. Destinato peraltro a ridursi ancora in futuro. Alla base dei rincari – rivela l’inchiesta – c’è un fenomeno in atto da poco nella Borsa elettrica, il mercato di compravendita dell’energia. Prima del boom del fotovoltaico, avvenuto negli ultimi mesi del 2011, in Borsa si registravano due picchi di prezzo: uno diurno, il cosiddetto “peak shaving” delle 11, e uno serale, tra le 18 e le 20. Ora il primo è del tutto scomparso e il secondo è salito alle stelle. La ragione è che il fotovoltaico produce energia a costi marginali nulli, e così di giorno riesce a offrire elettricità a prezzi molto bassi.
Si stima che nel 2011 il sole abbia tagliato dalle bollette circa 400 milioni di euro. Gli impianti tradizionali, schiacciati dalla concorrenza dell’energia solare, sono costretti spesso a restare spenti durante il giorno, dunque lavorano meno e devono rifarsi con prezzi più alti alla sera. Soprattutto chi ha investito in nuovi impianti a ciclo combinato. La conferma arriva da Assoelettrica, organismo di categoria delle imprese elettriche: «I costi di produzione salgono perché anche se gli impianti vengono chiamati a produrre solo per 2-3 ore, a causa dei tempi di accensione e spegnimento, devono comunque restare accesi anche per 9 ore». La conseguenza è una distorsione del mercato energetico, a tal punto che qualcuno sospetta l’esistenza di un cartello, cioè un accordo tra produttori per falsare la concorrenza.

La risposta dell’Authority. Allertate dagli aumenti nelle ore serali, le associazioni dei consumatori hanno chiesto un incontro all’Autorità dell’energia elettrica e del gas. Intanto il presidente Guido Bordoni ha già annunciato un’inchiesta sull’accaduto ed è intervenuto sull’argomento nel corso di un’audizione in Commissione industria del Senato. «Per meglio comprendere gli effetti di questo fenomeno – riferisce una nota – l’Authority sta sviluppando analisi volte a valutare l’evoluzione dei costi degli impianti in vista di eventuali provvedimenti. L’integrazione delle fonti rinnovabili richiederà, a livello europeo, di rivedere l’attuale disegno di mercato, pensato per un parco elettrico tradizionale».

ARTICOLO DI: Erika Tomasicchio

mercoledì 16 maggio 2012

L'Italia e la censura dei blog.

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50 mila blog chiusi per stampa clandestina?


 All’inizio di maggio una sentenza della prima sezione penale della Corte di Appello di Catania ha equiparato un blog ai giornali di carta. Dunque commette il reato di stampa clandestina chiunque abbia un diario in Internet e non lo registra come testata giornalistica presso il tribunale competente, come prevede la legge sulla stampa n 47 del 1948.La vicenda è paradossale e accade in Italia. Lo storico e giornalista siciliano Carlo Ruta aveva un blog: si chiamava "Accadeinsicilia" e si occupava del delicato tema della corruzione politica e mafiosa. In seguito a una denuncia del procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, quel blog è stato sequestrato e chiuso nel 2004 e Ruta ha subito una condanna in primo grado nel 2008. Ora la Corte di Appello di Catania, nel 2011, ritiene che quel blog andava considerato come un giornale qualsiasi – ad esempio La Repubblica, Il Corriere della Sera o Il Giornale – è dunque doveva essere registrato presso il “registro della stampa” indicando il nome del direttore responsabile e l’editore. La notizia farà discutere a lungo la blogosfera italiana: cosa succederà ora?Massimo Mantellini se la prende con Giuseppe Giulietti e Vannino Chiti per aver presentato in Parlamento la Legge 62 sull’editoria, che è stata poi approvata, con la quale si definisce la natura di prodotto editoriale nell’epoca di Internet. Ma il vero problema, a mio avviso, è la completa o scarsa conoscenza di cosa sia la Rete da parte di grandi pezzi dello Stato, incluso la magistratura. Migliaia di burocrati gestiscono quintali di carta e non sanno quasi nulla di cosa accade in Internet e nei social network. Questa sentenza, quindi, è un regalo alla politica cialtrona che tenterà ora di far chiudere i blog scomodi. Proveranno a imbavagliarci.In Italia ci sono oltre 50 mila blog. Soltanto BlogBabel ne monitorizza 31 mila. Nel mondo esistono almeno 30 milioni di blog e forse sono anche di più. I blog nascono come diari liberi on line, può aprirne uno chiunque. Una casalinga. Uno studente. Un professore universitario. Un operaio. Un filosofo. Chiunque. Ma adesso in Italia non è più possibile e possiamo dire che inizia il Medioevo Digitale.

Nel mondo arabo i blog e i social network hanno acceso il vento della democrazia, il presidente americano Barack Obama plaude il valore di Internet e la libertà d’informazione, Wikileaks apre gli archivi segreti delle diplomazie, e noi, in Italia, in un polveroso palazzo di giustizia, celebriamo la morte dei blog.

Salviamo i cani di Green Hill.

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www.fermaregreenhill.net
Comunicato della campagna "Salviamo I Cani Di Green Hill"  www.fermaregreenhill.net

Come forse già saprete oggi 16 maggio alle ore 12.00 sono stati presentati gli emendamenti all'ormai famoso articolo 14 che andrebbe a modificare il recepimento della Direttiva Europea sulla vivisezione e vietare l'allevamento di cani, gatti e primati per scopi scientifici e gli esperimenti senza anestesia. Come saprete era possibile presentare emendamenti migliorativi, quindi con ulteriori restrizioni a favore degli animali, o peggiorativi, quindi che tenessero aperto Green Hill e non portassero alcun passo in avanti per gli animali vittime della ricerca.Da quello che è trapelato sono tanti gli emendamenti presentati, almeno alcune decine, e verranno discussi a partire dal 6 giugno.Notizia positiva è l'impegno da parte dello schieramento del Pd di votare l'articolo 14 e chiedere così la chiusura di Green Hill. Notizia negativa è che un "dissidente" dello stesso Pd ha presentato l'emendamento soppressivo, che porterebbe a recepire la Direttiva così com'è, senza miglioramento alcuno per gli animali e mantenendo aperto Green Hill.L'emendamento in questione è stato presentato, e non ci stupiamo, da Ignazio Marino.Il signor Marino è infatti un ricercatore. Ma non un ricercatore qualsiasi. Si occupa di trapianti e anche di xenotrapianti, trapianti da una specie all'altra. Gli xenotrapianti sono il tentativo di costruire delle chimere tramite le modificazioni genetiche, mezzo umano e mezzo animale, per avere delle fabbriche di organi da prelevare e inserire come pezzi di ricambio nei corpi umani. Questa idea è stata sperimentata per decenni, senza molti passi avanti, ma con la morte di decine e decine di migliaia di babbuini, macachi, maiali, oltre che dei pochi pazienti umani utilizzati come cavia. Sperimentazione senza limiti di specie.La Commissione XIV del Senato ha più volte espresso pareri contrari all'applicazione delle restrizioni alla Direttiva Europea, paventando soprattutto problemi di natura tecnica che impedirebbero di applicarle senza incorrere in sanzioni da parte dell'Unione Europea. Ma diversi rappresentanti del Senato, del Ministero della Salute e del Ministero per le Politiche Europee hanno dichiarato che i rischi di infrazione sono bassi e che comunque si possono affrontare per una causa che, dato il forte consenso popolare espresso, si impegnano pubblicamente ad appoggiare.




lunedì 14 maggio 2012

Il Capitano Paul Watson arrestato a Francoforte, sulla base di un mandato spiccato dal Costa Rica.

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Il capitano Paul Watson

13 maggio 2012 - Friday Harbour, WA - Il Capitano Paul Watson, Fondatore e Presidente di Sea Shepherd Conservation Society, è stato tratto in arresto ieri in Germania con richiesta di estradizione in Costa Rica.






La polizia tedesca ha affermato che il mandato per l'arresto del Capitano Watson è stato spiccato in risposta a una presunta violazione del traffico navale in Costa Rica, avvenuta durante le riprese di "Sharkwater" nel 2002. Lo specifico episodio di "violazione del traffico navale" ha avuto luogo in alto mare, in acque guatemalteche, quando Sea Shepherd ha individuato un'attività illegale di shark finning (prelevamento di pinne di squalo, ndt), messa in atto da un'imbarcazione del Costa Rica chiamata "Varadero". Su ordine delle autorità guatemalteche Sea Shepherd ha intimato all'equipaggio della Varadero di cessare le proprie attività illegali di shark finning e di tornare in porto per essere perseguito. Mentre Sea Shepherd scortava la Varadero verso il porto, sono state cambiate le carte in tavola e una nave armata del Guatemala è stata inviata a intercettare l'equipaggio di Sea Shepherd. L'equipaggio della Varadero ha accusato Sea Shepherd di aver tentato di uccidere i componenti dell'equipaggio stesso, mentre le prove video dimostrano che questo non risponde a verità. Per evitare la nave armata del Guatemala, Sea Shepherd ha poi fatto rotta per il Costa Rica, dove ha scoperto ulteriori attività illegali di shark finning, sotto forma di pinne di squalo essiccate, collocate a migliaia sui tetti di un edificio industriale.

I conservazionisti di tutto il mondo nutrono la speranza che il Costa Rica ritirerà le accuse formulate nei confronti del Capitano Watson. Sussiste altresì la possibilità che siano già state ritirate, ma Sea Shepherd non ha potuto averne riscontro dai funzionari del Costa Rica. Considerando la ricchezza della biodiversità del Costa Rica, sarebbe una farsa da parte loro non schierarsi dalla parte degli squali, che sono all'apice della catena alimentare e che pertanto garantiscono l'equilibrio tra le comunità ecologiche dell'oceano.
Il Capitano Watson è assistito in carcere dal Vicepresidente del Parlamento Europeo, Daniel Cohn Bendit, e dall'Eurodeputato Jose Bove. Speriamo che questi due stimati signori possano garantire la liberazione del Capitano Paul Watson prima che questa sciocchezza si trascini ulteriormente. Anche i membri europei di Sea Shepherd si sono mobilizzati per sostenere il Capitano Watson.Con la grave situazione degli squali che sta andando peggiorando, Sea Shepherd Conservation Society ha iniziato a delineare una nuova campagna a favore degli squali per il 2012. Julie Andersen, fondatrice di Shark Savers e di Shark Angels, si è unita a Sea Shepherd per essere la punta di lancia della nostra campagna mondiale tesa a salvare gli squali dall'estinzione.
Sea shepherd userà la propria competenza ed esperienza, oltre alla propria capacità di interagire con i media, per dare alle persone di tutto il mondo il potere di riprendersi i propri squali: animali di importanza cruciale per il loro ambito ambientale ed economico, oltre che per gli stessi ambiti a livello mondiale.Sea Shepherd offre la propria assistenza a Paesi di tutto il mondo per applicare le leggi internazionali e locali, porre fine alle attività di bracconaggio senza scrupoli, pattugliare i santuari marini sotto attacco, attuare difese utilizzando tecnologie avanzate e dare potere alle persone del luogo attraverso attività di formazione e fornitura di risorse mirate a permettere loro di intraprendere questa battaglia. Inoltre Sea Shepherd combatterà anche sul campo dell'opinione pubblica, cambiando tutto quello che sappiamo su un animale oggetto del massimo disprezzo.La prima area in cui Sea Shepherd si attiverà sarà il Pacifico meridionale, dove il nostro team si dirigerà a giugno. "Abbiamo tutte le leggi di cui abbiamo bisogno per proteggere gli squali. Ora faremo leva sulle nostre risorse e sulla nostra competenza per aiutare i Paesi di tutto il mondo ad applicarle. Prendendo a modello le Galapagos, ci dirigeremo laddove c'è bisogno di noi, applicando le leggi locali e nel contempo sviluppando strategie e formando gli abitanti del luogo affinché possano difendere i loro squali, sviluppando azioni di applicazione delle leggi in tutto il mondo".


Chi e cos'è Sea Shepherd Conservation Society?

SSCS Logo
Fondata nel 1977, Sea Shepherd Conservation Society (SSCS) è un'organizzazione internazionale senza fini di lucro che opera nell'ambito della conservazione, con la missione di porre fine alla distruzione degli habitat e al massacro della fauna selvatica negli oceani di tutto il mondo, al fine di conservare e proteggere gli ecosistemi e le specie. Sea Shepherd usa tattiche innovative nel campo dell'azione diretta per investigare e documentare e, laddove necessario, agire per portare l'attenzione su attività illegali in alto mare e opporsi a esse. Salvaguardando la biodiversità dei nostri ecosistemi oceanici, il cui equilibrio è delicato, Sea Shepherd agisce per garantire la loro sopravvivenza per le generazioni future. Il Fondatore e Presidente, il Capitano Paul Watson, è un leader famoso e rispettato in tutto il mondo nel campo delle problematiche ambientali. Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.seashepherd.org


venerdì 11 maggio 2012

Ti droghi? Dillo al ministro...

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pagina del questionario
Nelle case di molti italiani sta arrivando un surreale questionario governativo sul consumo di alcol, fumo, sali da bagno, incensi, colle solventi, energy drink, sedativi, barbiturici, crack, eroina, ma anche ayahuasca e kobret. E vogliono pure sapere dove ve li procurate!!!


Una lettera timbrata dalla presidenza del Consiglio (Monti Mario) e dal ministero della Salute (Balduzzi Renato) non è posta ordinaria. Arriva ai primi di febbraio. E' una lettera d'aiuto e quando la patria chiama, in un momento così difficile per la patria suddetta, ci si mette a disposizione. In questo caso, a maggior ragione perché si tratta di rispondere a un QUESTIONARIO realizzato in 25 paesi membri della Comunità Europea (due quindi non hanno aderito).

"Il suo contributo", si legge nella missiva, "per noi è fondamentale". Di quale contributo si tratta? Presto detto. La ricerca mira a «studiare le abitudini e gli stili di vita della popolazione italiana e di valutare l'eventuale consumo di alcune sostanze potenzialmente nocive». L'anonimato è garantito, in base alla legge sulla privacy.

La prima pagina è dedicata al quadro A con le informazioni generali, chi siete, che fate, quanto avete studiato. Poi si entra nel vivo dell'argomento (quadro B) con due domande dall'apparenza innocua: "pratica regolarmente attività fisica?" e "cosa fa durante il suo tempo libero?". Qui si sale di livello perché (B5) "se alla domanda precedente ha risposto "assisto ad eventi musicali", ha mai partecipato a un rave party?". Sì o no che sia, si passa al capitolo tabacco (quadro C).

Chi non ha mai fumato può, come a Monopoli, andare direttamente al quadro D: alcol. Qui le domande vertono sulla frequenza dell'evento etilico con un'attenzione speciale al fenomeno dell'happy hour. Quante volte, figliuolo, nell'ultimo mese? Gli astemi possono saltare l'intero quadro D e andare al quadro E-F, dedicato rispettivamente a energy drink e farmaci. Alla F il gioco si fa duro. Che cosa hai preso: sedativi, barbiturici, benzodiazepine, steroidi anabolizzanti? E quante volte? Avevi la ricetta o no?

La sezione G, e siamo appena a metà del libretto, si apre con una domanda che ormai non inganna nessuno: "ha mai SENTITO PARLARE di queste sostanze?" Le sostanze sono: smart drugs dai nomi suggestivi (ayahuasca, dev'essere una cosa maya o azteca), salvia divinorum, spinellum vulgare, amfetamine, ecstasy, colle solventi, popper, crack, coca, eroina oppure kobret, che non è il titolo dell'ultimo film di Scorsese ma si trova subito su google, nel reparto domande utili ("salve, vorrei chiedere come faccio a rendere il kobret iniettabile").

Al sottoquadro G3 arriva la vera domanda, anche qui con un inquietante misto di minuscolo/maiuscolo: "ha assunto ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA qualcuna fra le seguenti sostanze?", cioè le stesse elencate prima. Se si risponde sì, bisogna dare indicazioni sulla frequenza del consumo per ognuna delle sostanze, da 1-2 volte all'anno al tremendo "ogni giorno o quasi". Se si risponde no, si può andare al sottoquadro G7, dove uno pensa che potrà ritirare gli effetti personali e tornare a casa. Illusione. Arriva come una mazzata la domanda: "ha mai SENTITO PARLARE di sostanze psicoattive". No - uno urla - nooo. Ma non gli credono. Perché sarà pur capitato di avere SENTITO PARLARE di incensi, sali da bagno e profumatori ambientali che, in realtà, contengono cannabinoidi o catinoni sintetici. E qui palazzo Chigi e l'Ue ci mettono, come direbbe Montalbano, il carico da undici. "Come se le è procurate?" Sul web, in erboristeria, in uno smart shop (smart, capisci a me) oppure "altro".

Quando vi siete cantati nome e cognome dello spacciatore, non è ancora finita. Alla sezione H si parla di giochi, cioè di tutte quelle attività che fanno malissimo al cittadino e sulle quali lo Stato guadagna una decina di miliardi di euro all'anno. Al quadro I si parla di salute che, dopo questo giro della morte tra fumo, alcol, droga e gioco d'azzardo, non sarà proprio una bellezza. Però siamo in un paese democratico e il cittadino può, al quadro L, esprimere la sua libera approvazione o disapprovazione per le porcherie elencate nel questionario, sia le sue sia quelle altrui.

A questo punto, c'è ancora uno spazietto per eventuali note/osservazioni da riempire mentre vi riprendete dall'ordalia rilassandovi con una canna o inalando un catinone sintetico. Purché, s'intende, abbiate fatto il vostro dovere rispondendo con sincerità ai quesiti. Vi conviene, del resto. Se provate a non rispondere, come ha fatto il redattore di questo articolo, contribuite alla rovina dei conti pubblici perché vi rimandano il questionario, completo di busta preaffrancata e di calendario 2012 cartonato. Come mai un calendario? Così potete tenere il conto esatto dei danni che vi fate.

FONTE: l'Espresso
ARTICOLO: Gianfrancesco Turano

sabato 5 maggio 2012

Bambini come topi da laboratorio.

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All’ospedale di Fallujah non sono in grado di fornire statistiche sui bambini nati con malformazioni; semplicemente ce ne sono troppi.  I genitori non vogliono parlarne. “Le famiglie seppelliscono i propri neonati dopo la loro morte senza dirlo a nessuno,” afferma il portavoce dell’ospedale, Nadim al-Hadidi. “Se ne vergognano troppo.”
“Abbiamo registrato 672 casi a gennaio, ma sappiamo che ce ne sono molti di più”, dice Hadidi. Proietta immagini su una parete del suo ufficio: bambini nati senza cervello, senza occhi o con gli intestini fuori dal corpo.
Di fronte all’immagine bloccata di un bambino nato senza arti, Hadidi dice che i sentimenti dei genitori solitamente variano dalla vergogna al senso di colpa. “Pensano che sia colpa loro, che ci sia qualcosa di sbagliato in loro. E non è affatto d’aiuto quando qualche vecchio dice loro che è la ‘punizione del Signore’”.
E’ difficile guardare le fotografie.  E i responsabili di tutto questo hanno chiuso gli occhi.
“Nel 2004 gli statunitensi hanno sperimentato su di noi ogni genere di ordigni chimici ed esplosivi: bombe termobariche, fosforo bianco, uranio impoverito … siamo stati per loro tutti topi da laboratorio,” dice Hadidi spegnendo il proiettore.
I mesi che sono seguiti all’invasione dell’Iraq nel 2003 hanno visto persistenti dimostrazioni contro le forze d’occupazione.  Ma non è stato che nel 2004 che questa città presso l’Eufrate, a ovest di Baghdad, ha visto il peggio.
Il 31 marzo di quell’anno le immagini dei corpi smembrati di quattro mercenari del gruppo statunitense Blackwater pendenti da un ponte hanno fatto il giro del mondo. Al-Qaeda ha rivendicato la brutale azione e la popolazione locale ha pagato il prezzo dell’Operazione Phantom Fury [Furia fantasma] che è seguita. Secondo il Pentagono si è trattato del più grande scontro urbano dai tempi di Hue (Vietnam, 1968).
Il primo giro di vite è avvenuto nell’aprile 2004 ma il peggiore è stato a novembre di quell’anno.  Controlli casuali casa per casa hanno dato il via a intensi bombardamenti notturni. Gli statunitensi hanno dichiarato di aver utilizzato il fosforo bianco “per illuminare i bersagli di notte”.  Ma un gruppo di giornalisti italiani ha fornito presto prove documentali che il fosforo bianco era stato semplicemente un’altra delle armi vietate utilizzate contro i civili dalle truppe statunitensi.
Il numero totale delle vittime è tuttora ignoto. In effetti, molte di esse non sono ancora nate.
Abdulkadir Airawi, un medico dell’ospedale di Fallujah, è appena di ritorno dall’aver esaminato un interessante nuovo caso. “Questa ragazza è nata con la sindrome di Dandy Walker. Ha il cervello diviso in due e dubito che sopravvivrà.” Mentre parla, le luci si spengono di nuovo nell’interno ospedale.
“Siamo privi della struttura più elementare. Come pretendono che affrontiamo un’emergenza come questa?”
Secondo uno studio pubblicato nel luglio 2010  dall’International Journal of Enviromental Research and Public Health, con sede in Svizzera, “gli aumenti dei casi di cancro, leucemia e mortalità infantile e di cambiamenti del normale rapporto tra i sessi alla nascita a Fallujah sono significativamente maggiori di quelli riferiti relativamente ai sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.”
I ricercatori hanno rilevato che c’è stato un aumento di 38 volte della leucemia (17 volte nelle località giapponesi).  Analisti stimati come Noam Chomsky hanno definito tali conclusioni come “immensamente più imbarazzanti delle rivelazioni di WikiLeaks sull’Afghanistan”.
Samira Alaani, medico capo all’ospedale di Fallujah, ha preso parte a uno studio in stretta collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Diverse verifiche condotte a Londra segnalano quantità insolitamente elevate di uranio e mercurio nei capelli delle persone colpite.  Ciò potrebbe essere la prova che collega l’utilizzo di armi vietate alla quantità dei problemi genetici a Fallujah.
Piuttosto che sul fosforo bianco, molti puntano il dito sull’uranio impoverito (DU), un elemento radioattivo che, secondo gli ingegneri dell’esercito, aumenta significativamente la capacità di penetrazione dei proiettili.  Si ritiene che il DU abbia una vita di 4,5 miliardi di anni ed è stato definito “l’assassino silenzioso che non smette mai di uccidere”.  Molte organizzazioni internazionali hanno chiesto alla NATO di accertare se durante la guerra in Libia è stato utilizzato il DU.
In questo mese il Ministero iracheno della Sanità, in stretta collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, avvierà il suo primo studio in assoluto sulle malformazioni congenite nei governatorati di Baghdad, Anbar, Thi Qar, Suleimania, Diala e Basra.
Stretta tra i confini dell’Iran e del Kuwait, Basra è situata sopra enormi riserve di petrolio. La popolazione di questa provincia dell’estremo sud ha subito combattimenti molto più di qualsiasi altra regione: dalla guerra contro l’Iran degli anni ’80 alla guerra del Golfo del 1991 e all’invasione guidata dagli USA nel 2003.
Uno studio dell’Università di Baghdad ha segnalato che i  casi di malformazioni alla nascita  erano aumentati di dieci volte a Basra due anni prima dell’invasione del 2003. La tendenza continua a salire.
L’Ospedale Pediatrico di Basra, specializzato nell’oncologia pediatrica, è stato aperto nel 2010. Finanziata da capitale statunitense, questa struttura è stata avviata dall’ex first lady statunitense Laura Bush. Ma, come l’ospedale di Fallujah, questa struttura presunta allo stato dell’arte manca di attrezzature fondamentali.
“La macchina per i raggi X è rimasta un anno e mezzo in magazzino nel porto di Basra per una disputa amministrativa su chi dovesse pagare le tasse portuali. I nostri bambini morivano in attesa di un trattamento radioterapeutico che non arrivava,” dice Laith Shakr Al-Sailhi, padre di un bambino malato e direttore dell’Associazione del Cancro Infantile irachena.
“La lista d’attesa per il trattamento a Baghdad è infinita e il tempo non è mai dalla parte dei pazienti” dice Al-Sailhi nelle baracche che ospitano il quartier generale della sua ONG vicino all’ospedale.
“Inoltre le malattie di questi bambini hanno portato alla rovina economica le loro famiglie. Quelli che possono permetterselo pagano, per il trattamento, fino a 7.000 dollari in Siria e fino a 12.000 dollari in Giordania. L’opzione più economica è l’Iran, con costi in media di 5.000 dollari.
Oggi le famiglie fioccano a Teheran per il trattamento dei figli. Molte di esse dormono nelle strade perché non possono permettersi di pagarsi una stanza in albergo.”

FONTE: Znet Italy 
ARTICOLO DI: Karlos Zurutuza
TRADOTTO DA: Giuseppe Volpe

lunedì 30 aprile 2012

Il carbone dell’Enel fa un morto al giorno e costa due miliardi l’anno.

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Greenpeace Italia anticipa al Fatto Quotidiano il suo rapporto su Enel, basato sulle ricerche della fondazione olandese SOMO e della European Environmental Agency (EEA). Investimenti minimi nelle nuove rinnovabili, sostegno anacronistico al carbone e nucleare all’estero.

Un morto al giorno, 366 l’anno per la precisione. Sono quelli riconducibili all’inquinamento prodotto dalle centrali a carbone dell’Enel secondo la proiezione della Fondazione Somo per Greenpeace Italia. Applicando i parametri dell’Agenzia Europea per l’Ambiente alle emissioni in atmosfera delle centrali della compagnia ex pubblica emerge che “le morti premature associabili alla produzione di energia da fonti fossili di Enel per l’anno 2009 in Italia sono 460. I danni associati a queste stesse emissioni sono stimabili come prossimi ai 2,4 miliardi di euro. La produzione termoelettrica da carbone costituisce una percentuale preponderante di questi totali: a essa sono ascrivibili 366 morti premature (75%), per quell’anno, e danni per oltre 1,7 miliardi di euro (80%)”. Un responso implacabile che la Fondazione ha trasmesso all’Enel ricevendo, purtroppo, risposte molto elusive.

“Lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili unito alla perdurante stagnazione della domanda di energia elettrica sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendo a rischio la possibilità di tali impianti di rimanere in esercizio”. L’ha dichiarato un mese fa Paolo Colombo, presidente dell’Enel, seguito a ruota dall’amministratore delegato Fulvio Conti, che ha chiesto di “correggere le forme di incentivi per le fonti rinnovabili” calibrando meglio i sussidi nel prossimo decreto allo studio del governo nazionale, per “dare impulso ad altre filiere”.

Il mondo sta cambiando, la produzione di energia è sempre più diffusa e decentrata, ma l’Enel non vuole mollare: il suo vecchio mondo, quello delle grandi centrali a gas, carbone, uranio, olio combustibile deve essere preservato. “Enel è entrata a gamba tesa sul tema dell’incentivazione alle rinnovabili – ha dichiarato a Repubblica.it il senatore del PD Francesco Ferrante – . Le cose sono due: o si tratta di disinformazione o di una sorta di confessione di chi guarda al passato e ha paura del futuro”.

Per Greenpeace Italia non ci sono dubbi: Enel ha paura delle rinnovabili perché è ancorata al passato o si affida a tecnologie di dubbia efficacia. “Se si eccettua l’idroelettrico, che in Italia è semplicemente un’eredità di investimenti passati e in altre regioni, come in America Latina, è collegato a progetti potenzialmente ad alto impatto ambientale, gli investimenti di Enel nelle rinnovabili sono minimi, specialmente in Italia ed Europa, dove la riduzione delle emissioni di Co2 è affidata al nucleare o a improbabili tecnologie come la cattura e sequestro del carbonio (Carbon Capture Storage o CCS)”, ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia.

Nel suo rapporto, che ilfattoquotidiano.it ha ottenuto in anteprima, Greenpeace non si limita a puntare il dito, come ha già fatto più volte in passato, sul mix energetico “anacronistico” di Enel, ma analizza per la prima volta i costi esterni delle centrali Enel a carbone e petrolio. “Si tratta dei costi per l’ambiente, l’agricoltura e la salute dei cittadini. Sono voci di costo che non compaiono nei bilanci, perché la società non li paga. A pagare è però l’ecosistema nel suo complesso”.

Greenpeace fa riferimento a un rapporto della fondazione olandese SOMO, che uscirà nei prossimi mesi, e allo studio della EEA (European Environmental Agency), l’agenzia per l’ambiente dell’Unione Europea, uscito nel novembre del 2011. Lo studio dell’EEA individua i 20 impianti di produzione di energia più inquinanti in Europa. In Italia il primato spetta alla centrale a carbone Federico II di Brindisi, gestita dall’Enel, i cui costi esterni (calcolati dall’EEA) ammontavano a 707 milioni di euro nel 2009: una cifra che supera i profitti che Enel ottiene dalla centrale. “E’ un gioco pericoloso, che non vale la candela”, continua Onufrio. “I profitti sono ottenuti con un prezzo altissimo per l’ambiente e la salute”. Greenpeace Italia ha esteso la metodologia utilizzata dallo studio dell’EEA a tutte le centrali a carbone gestite da Enel in Italia ed è arrivata a conclusioni preoccupanti: “I costi esterni delle centrali a carbone sono di 1,7 miliardi di euro – oltre il 40% dell’utile che Enel ha ottenuto a livello consolidato, in tutto il mondo, nel 2011”, si legge nel rapporto. “Se alle attuali centrali si dovessero aggiungere quelle di Porto Tolle e Rossano Calabro – che potrebbero presto essere convertite da olio a carbone – i costi esterni potrebbero toccare la quota di 2,5 miliardi di euro all’anno, suddivisi in costi per la salute, danni alle colture agricole, costi da inquinamento dell’aria e da emissioni di Co2”.

Al termine del rapporto, Greenpeace chiede ad Enel di effettuare al più presto una valutazione dei costi esterni delle centrali a combustibili fossili, riportando i risultati all’interno del bilancio di sostenibilità. Tra i quesiti rivolti ad Enel non mancano i riferimenti al progetto per la centrale a carbone di Galati, in Romania, “in un’area già colpita da decenni di inquinamento dell’industria pesante rumena” e alla centrale Reftinskaya GRES, nella regione di Ekaterinburg, in Russia, che sarebbe stata accusata di “violazioni di norme ambientali” da parte delle autorità locali. Altre domande riguardano i reattori nucleari Cernavoda 3 e 4, che Enel gestisce in Slovacchia e il progetto Baltic NPP a Kaliningrad, in Russia, per la costruzione di un nuovo reattore nucleare.

Alcune delle domande di Greenpeace sono state inoltrate alla società dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Banca Etica) azionista “critico” di Enel dal 2007. Enel sarà tenuta a rispondere entro il giorno dell’assemblea, prevista per lunedì 30 aprile. Tra gli azionisti saranno presenti, oltre alla Fondazione di Banca Etica, anche il vescovo guatemalteco Alvaro Ramazzini – delegato dai Missionari Oblati – e l’attivista colombiano Miller Armin Dussan Calderon, professore dell’Università Surcolombiana e presidente di Assoquimbo, associazione dei comitati locali colombiani che presidiano il territorio contro la costruzione della diga Enel di Quimbo in Colombia. Ramazzini e Calderon porteranno in assemblea la voce delle popolazioni del sud del mondo impattate dai progetti idroelettrici della compagnia italiana. L’assemblea potrà essere seguita online sul sito del Fatto Quotidiano e su Twitter (#nonconimieisoldi e #azionisticritici).

FONTE: "il Fatto Quotidiano"
ARTICOLO DI: Marco Atella & Andrea di Stefano

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